Il mondo visto da un'orecchie a punta


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7 agosto 2021

È appena trascorso un anno da quando ho ricevuto quella telefonata che mi ha bucato il cuore. Un anno e un’ora. Sto iniziando a farmene una ragione della tua assenza, ma nonostante la presenza di Sofia, ogni volta che vedo un gatto mi rendo conto di tutte le cose che facevi e che non vedrò più, e che mi mancano terribilmente. Il vuoto che hai lasciato, Amore della mamma, è immenso.

3 Agosto 2021

È trascorso un anno da quello sciagurato giorno in cui ti ho portato al macello.

Addio, Miura sensei.

084840587-e9b469d8-76f1-453a-b2cc-f634a9f8e74dOggi appena sveglia, ho appreso della tragica dipartita di Kentaro Miura. Si è farmato il tempo per una frazione di secondo, ho perso un battito, un respiro e ammetto che il primo pensiero cosciente è stato “Non vedrò mai la fine di Berserk”. Quando poi ho saputo che la sua vita si è fermata a 54 anni a causa di una dissezione aortica, mi sono sentita davvero triste per il sensei Miura, perché umanamente non si accetta una perdita simile, non si può fare spallucce davanti a una persona che è ancora a metà della sua vita terrena, ancora piena di progetti da portare a compimento ed esperienze da vivere. Ma proprio Miura ci ha abituati a sapere che la vita è ingiusta, e forse non c’è da meravigliarsi per questo finale amaro, sia per la sua esistenza che per la sua opera più importante.
Miura ha creato un manga che potrebbe essere trasformato in libro senza problemi, grazie alla bellezza e complessità dei suoi personaggi, dell’ambientazione (fortemente ispirata dall’Europa medievale) e della filosofia di cui è ricca. Il manga di Miura è violento, è la prima cosa che si impara guardano le sue tavole, ma se si ha la volontà di andare avanti con la lettura, si vivrà una storia fatta soprattutto di legami intensi, di amore e amicizia, di tradimento, ambizione e vendetta, tutto condito da un mondo fantasy in cui c’è posto per riflessioni sulla crudeltà della religione quando diventa fanatismo, e quanto il male possa essere affascinante se ammantato di luce. Senza dimenticare il lato grafico che, se risulta ancora immaturo nelle prime tavole, diventa raffinato, dettagliato e complesso nel tempo. Ogni tavola è un piccolo capolavoro: ancora ricordo con amore e devozione quella di un drago arroccato su una torre, tanto per dirne una, ma i primi piani di Gatsu sono altrettanto belli ed espressivi, al punto da non aver bisogno di didascalie per mostrare i sentimenti del guerriero nero.
È probabile che i collaboratori del sensei Miura porteranno avanti il suo capolavoro, nel caso sappiano come procedere con la trama, e sono sicura che nemmeno vedremo la differenza tra il loro stile e quello di Miura. Ma l’amarezza permeerà tutta l’opera ora, perché ogni tavola, ogni atto, ogni pagina che potremo leggere (se questo avverà) ci griderà l’assenza del suo creatore.
Il 6 maggio 2021, e oggi per il resto del mondo, è finita un’era.

La Forza Nerd scorre potente in questo post.

Non potevo non mettere il link al musical russo dedicato alla trilogia delle Leggende di Dragonlance. Questa è la versione del 2016, ma è possibile vederne anche una del 2017 con un cast diverso e in futuro arriverà sul tubo anche quella del 2019.

Io però preferisco questa, perché anche se la scenografia è carente, i costumi sono più semplici, c’è più attinenza alla storia dei libri e poi Evgeny Egorov e Elena Minina sono perfetti per i ruoli che ricoprono.

Ah, questa versione ha anche i sottotitoli italiani. 😀

Guizzi di vita.

Conoscevo già i Måneskin e la loro “Torna a casa” mi era piaciuta al punto da spingermi ad ascoltare il resto del loro album. Non mi aveva fatto impazzire e li ho lasciati a se stessi. Poi è arrivato Sanremo e “Zitti e Buoni”: anche in questo caso, tifavo per loro perché erano tra i pochi concorrenti che portavano qualcosa di diverso dal parlato e soporifero di cui siamo ormai vittime. Poi c’è stato il duetto con Manuel Agnelli che mi ha ridato un guizzo di vita e poi ho iniziato a tifare solo per loro e poi, dopo la vittoria, ho ripreso ad ascoltare “Il Ballo della vita” e mi sono chiesta perché mai non mi avesse convinto. Non solo ho amato quell’album, ma quando è uscito “Teatro d’Ira” ho trascorso i primi giorni ad ascoltarlo a ripetizione, mai paga delle emozioni e dell’energia che trasmette. Questi quattro ragazzi hanno talento, hanno le idee chiare e mi hanno ridato vita: non so nemmeno da quanti anni non sentivo questa voglia di ascoltare musica,  questo desiderio di mettere su dei brani e ascoltare ogni singola parola, ogni singola nota, emozionandomi. E del nuovo album, la seconda traccia mi ha scavato dentro. Coraline fa male perché il testo è doloroso, e fa venire la pelle d’oca perché chitarra e batteria sono potenti, incisive e scavano dentro, risuonano nel sangue. Amo questa canzone come non mi capitava da tempo immemore. Grazie ragazzi per avermi ridato vita. Vi sosterrò sempre perché siete linfa vitale per il panorama musicale odierno, ma siete anche una cura per il mal di vivere di cui soffro. 

7/09/2020

Un mese senza di te, Amore mio. Un mese da quell’orribile 7 Agosto 2020 che ti ha strappato via da me. Trenta giorni agonizzanti, il buco che ho nel cuore continua a suppurare e non vuole smettere, perché la tua assenza è qualcosa troppo innaturale, troppo sbagliata, e non voglio ancora rassegnarmi all’idea che tu non ci sia più. Io continuo a vederti e a sentirti, accarezzo Sofia e penso che non potrò più sentire il corpicino caldo sotto le mie mani, non potrò più passare le mie mani nel tuo pelo, non potrò più darti tanti bacini tra le orecchie o vicino alla gola, come ti piaceva tanto… Non potrò più sentire le tue fusa… Mi manchi immensamente tesoro mio.

4/09/2020

💔

4/09/2020

Quattro settimane. Tra pochi giorni sarà già trascorso un mese da quando non ci sei più. Cosa sono trenta giorni rispetto a dodici anni di quotidianità? Mi sembra di vivere in una bolla, come se da un momento all’altro dovessi riprendere a cuocere petti di pollo, aprire scatolette di bocconcini o di tonno, per soddisfare il tuo desiderio di cibo. Non riesco a credere che non rivedrò più i tuoi occhi che mi scrutano, il tuo corpo che mi fa le fusa e la tua voce che chiede attenzioni. Eppure ho paura di dimenticate tutto questo, ho paura di trovarmi un giorno a non ricordare tutti i particolari che ti riguardavano. So che è inevitabile, so che un giorno mi sveglierò e non mi aspetterò di vederti, non posso bloccare il tempo, e se avessi questa capacità, l’avrei usata sicuramente prima di quel maledetto 3 Agosto. Mi sento così in colpa per averti fatto questo. So che non c’erano comunque grandi speranze, ma le mie scelte ti hanno fatto stare male, e hanno accelerato il tuo addio a questo mondo. È accaduto tutto quello che temevo accadesse. Ogni cosa. Questo tarlo resterà sempre dentro di me, ogni volta che ti penserò in quel giorno: arrabbiato con me per il digiuno forzato, curioso di sapere dove fossi, in piedi su quel tavolo operatorio, che di lì a poco avrebbe decretato la tua fine. Perdonami Amore mio, io volevo farti stare bene, volevo tenerti ancora un po’ con me, e invece ti ho solo causato dolore. Spero che, ovunque tu sia adesso, ti senta felice e sereno e non abbandonato, perché mamma ti ama e ti amerà sempre, Amore mio.